Documento politico della mobilitazione di Sabato 15 Maggio

Il disegno di legge per la prevenzione e il contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità (conosciuto come DDL Zan) è ancora ostaggio in Parlamento ed è contrastato dalle forze più reazionarie del Paese. Si continua a rimandarne la calendarizzazione in Senato, si inventano tecnicismi assurdi e si raccontano fake news sulla legge. Al centro di questi giochetti politici, come al solito, ci sono le nostre vite e le nostre esistenze.

 

Da mesi ci mobilitiamo in tutte le piazze d’Italia, rispettando tutte le misure anti-covid, per dire che è arrivato il momento di ascoltare la voce delle donne, della comunità LGBTQIA+, del mondo trans-femminista e delle persone con disabilità. Siamo stanchə di subire una narrazione violenta condotta da chi vuole avere la libertà di odiarci, di discriminarci, di picchiarci, di ucciderci e di invisibilizzare i nostri corpi e le nostre vite. Lo diciamo chiaramente: la violenza non è un’opinione.

 

Pretendiamo che questa legge venga immediatamente calendarizzata e approvata in Senato, senza ulteriori modifiche e senza altri passi indietro. Al suo interno si propongono aspetti penali e alcuni provvedimenti nell’ambito delle “azioni positive”. Crediamo sia necessaria l’approvazione così com’è del DDL Zan. 

 

Crediamo anche che non sia sufficiente una sola legge per sradicare una certa  cultura e una certa visione di società nel nostro Paese, serve  creare finalmente una cultura del rispetto e che sia in grado di valorizzare le diversità.

 

Abbiamo un’altra idea di futuro e di società, non abbiamo bisogno di sopravvivere all’interno di un mondo ciseteropatriarcale, razzista, sessista e abilista. 

 

Durante la pandemia, sono aumentate le richieste di aiuto da parte di persone LGBTQIA+ e donne a causa di soprusi e vessazioni tra le mura domestiche. Conosciamo infatti le radici culturali e sociali di queste violenze strutturali e sistemiche, che non si risolvono solo con una legge.

Non possiamo per questo rinunciare a porci numerosi altri obiettivi per generare quel cambiamento sociale necessario alle nostra comunità. Vogliamo servizi pubblici capaci di rispondere alle esigenze della nostra comunità, dalla formazione del personale sanitario e medico a quella di giudicə e avvocatə fino al diritto alla salute e alla sanità pubblica realmente per tuttə; dalle politiche sul lavoro fino all’allargamento del welfare state in grado di garantire la nostra dignità e la nostra piena autodeterminazione.

 

Reclamiamo consultori e centri antiviolenza autonomi, autogestiti e transfemministi, per donne e persone LGBTQIA+: Con i nostri corpi, diremo che il sesso non è un destino e che le nostre vite contano, rivendicando la dignità di ogni identità di genere fuori dal binarismo: vogliamo per questo la fine della rettificazione genitale alla nascita per le persone intersex, la piena depatologizzazione dei percorsi di transizione; un ripensamento della legge 164/1982 e la piena applicazione della legge 194/1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza, nonché una legge che vieti a chi pretende di curarci di praticare le cosiddette “terapie di riconversione”.

 

Inoltre, per le persone migranti e rifugiate, ad oggi è sempre più difficile richiedere asilo per discriminazione verso minoranze sessuali e di genere. Il razzismo incide in maniera forte su questa mancanza di tutele, che noi invece riteniamo fondamentali: non possiamo e non vogliamo mettere da parte chi subisce omo-lesbo-bi-trans-intersex-afobia e attraversa i confini per salvarsi da quella stessa violenza che questa legge si propone di combattere.

 

Vogliamo anche una vera ed effettiva inclusione delle persone con disabilità all’interno della nostra società, che passi da una vera inclusione lavorativa, dalla creazione e il finanziamento di servizi assistenziali che garantiscano una vita indipendente.  

Siamo stanchə di vedere giochi al ribasso sulle nostre vite: il DDL Zan non è che un primo passo e ne esigiamo l’approvazione senza altri compromessi e passi indietro. 

 

La mobilitazione vedrà una piazza generale a Roma, in Piazza del Popolo, il 15 maggio alle ore 16:00, dove saranno riunite le rappresentanze di alcune delle realtà coinvolte, e poi decine di altre piazze su tutto il territorio nazionale. Saranno rispettate le norme anti-covid per la cura di tuttə, pur con una piazza performativa e irriverente. 

 

Le nostre rivendicazioni territoriali:

 

 

  •  legge regionale contro l’omobitransfobia;

 

 

L’approvazione del ddl Zan non rende superfluo il disegno di legge regionale ed è per questo che chiediamo l’approvazione del ddl n. 253 del 14/11/2017 – “Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere”. Ormai da quattro anni attendiamo che esso venga approvato dal consiglio regionale, la situazione pandemica ha aggravato ancor di piu le condizioni di difficoltà sociali ed economiche di chi vive una condizione di discriminazione legata al proprio orientamento sessuale ed alla propria identità di genere, per questo è necessario a avere una legge regionale atta ad introdurre: 

 

-un piano di formazione e informazione sull’ orientamento sessuale e l’identità di genere, sia nel mondo della formazione che nel mondo del lavoro; 

-politiche di inclusione e riqualificazione professionale per tutti coloro i quali abbiano subito discriminazioni per il proprio orientamento sessuale o per la propria identità di genere sul luogo di lavoro; 

-una migliore assistenza sanitaria e psicologica (con un focus particolare sui percorsi di transizione); 

-sostegni economici e supporto abitativo per chiunque abbia subito violenze o sia stato cacciato di casa per motivi legati alla propria sessualità, tale piano di sostegno sarebbe da attuare mediante i servizi sociali; 

-la promozione di eventi culturali che diffondano la cultura dell’integrazione e della non-discriminazione; 

-garanzie del CORECOM affinché la programmazione televisiva e radiofonica locale e regionale, nonché i messaggi commerciali e pubblicitari, non contengano messaggi discriminatori e lesivi della pari dignità sociale riconosciuta alle soggettività LGBTQI

 

Anche se  può sembrare analogo al ddl Zan, la legge regionale  in realtà andrebbe a completare il disegno di legge nazionale con una serie di politiche che – se messe in atto – rafforzerebbero i servizi di assistenza sul territorio rivolti alle persone LGBTQI+ (in ambito lavorativo, per esempio); maggiore centralità assume il piano di azione all’interno di scuole ed università spazi in cui è fondamentale agire per dare vita ad un reale cambiamento culturale.

 

 

  •  D.I.G. (Centro per l’incongruenza di genere) e applicazione della delibera AIFA per la gratuità delle terapie ormonali e il potenziamento dei day hospital per la transizione per le persone T*.

 

 

Il Day Hospital per i disturbi dell’identità di genere, è un servizio pubblico unico al sud, la natura progettuale della delibera del 2003, e l’ultimo finanziamento del 2013, hanno portato alla chiusura del centro da febbraio di quest’anno.

 

Le liste d’attesa erano già lunghe essendo una risorsa regionale e del meridione, questo fermo comporta una serie di situazioni di disagio e di violenza per tuttə coloro che usufruiscono del servizio.

 

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