Sono passati ormai più giorni da quel “I can’t breathe” che ha smosso le coscienze di tutti: un agente di polizia premeva con un ginocchio sul collo di George Floyd per oltre sette minuti. George Floyd: un uomo, un uomo di colore, un uomo e basta. Non è la prima volta che accade. Ma ogni volta tutti ci chiediamo come tutto questo sia possibile.

 

Il razzismo esiste dalla nascita stessa degli Stati Uniti, quando gli americani bianchi hanno avuto privilegi e diritti sanciti legalmente o socialmente mentre questi stessi diritti sono stati negati ad altre etnie e popoli. Gli afroamericani sono stati soggetti a restrizioni alla loro libertà politica, sociale ed economica in gran parte della storia degli Stati Uniti. Formalmente la discriminazione razziale è stata in gran parte vietata dalla metà del 20° secolo. Un elemento fondamentale nella nostra Storia è che il colonialismo americano, padre di queste violenze, non è altro che un riflesso e parte del Colonialismo Europeo: nonostante l’importazione diretta di schiavi dall’Africa o dall’Asia in Europa non era una pratica comune, gli europei hanno espropriato terre e assoggettato popoli interi con la forza, arricchendosi e costruendo intrinsecamente la propria cultura su questo.

Le discriminazioni razziali negli Usa e nel mondo intero non riguardano solo gli afroamericani ma tutte quelle minoranze e quelle comunità economicamente ricattabili che subiscono la pressione delle diseguaglianze e non godono di diritto alla rappresentanza politica e che, dunque sono le prime vittime di un sistema economico storicamente dedito allo sfruttamento da parte di chi detiene il potere, aumentando così la forbice delle diseguaglianze e ponendosi a fondamento di quelle che sono le proteste generatesi in questi giorni. 

 

14 luglio 2014. Eric Garner viene soffocato dall’agente Daniel Pantaleo. 

23 febbraio 2020 Ahmaud Arbery viene freddato mentre faceva jogging da un ex agente e suo figlio. 

I casi come questi sono davvero tanti, non a caso questo fenomeno è una delle principali cause di morte per gli americani di colore di giovane età, e va a colpire ancora più pesantemente le identità socialmente marginalizzate. Nel 2019, di 3314 persone trans uccise in tutto il mondo, l’85% negli USA e il 65% in Europa erano donne nere, latine, native o migranti. 

La discriminazione di razza, dal colonialismo al 2020, nel tempo ha cambiato i connotati ma c’è ancora e attualmente si manifesta sotto forma di disuguaglianza socio economica esasperata dalla pandemia. Oltre ad avere un tasso di mortalità tre volte maggiore per le persone nere, si sono registrate discriminazioni anche negli arresti per la violazione di misure da Covid-19. Il tutto viene esacerbato dalle politiche di un presidente che ha fatto dell’ignoranza un vanto, e della xenofobia un proprio segno distintivo.

Le proteste, scaturite in seguito alla morte di  George Floyd, il 25 maggio 2020, sono scoppiate in tutti gli Stati Uniti d’America. Si sono estese anche negli altri continenti attraverso l’utilizzo dei social, scuotendo così la coscienza delle persone di ogni parte del Mondo per far sì che la voce di tutt* sia ascoltata: il Mondo, oggi, è una tavolozza di colori dove nessuno predomina sull’altro e ciascun colore serve per costruire il futuro. Le proteste oggi non sono solo in onore della morte di Floyd, ma anche, e finalmente, per tutt* quelle vittime che sono state schiacciate da discriminazioni ed ingiustizia. Questa lotta ha innescato un forte senso di identità e coinvolgimento anche da parte dei bambini, i quali sentono il forte bisogno di far sentire la propria voce. Persino Gianna Floyd, figlia di George, di soli 6 anni, ha voluto urlare al mondo quanto sia fondamentale mobilitarsi per cambiare la società in seguito alla morte del padre, riconoscendolo come eroe e dedicandogli la frase “My Daddy changed the world”.

 

Il movimento Black Lives Matter si è occupato della diffusione della rivolta sui social network attraverso diversi hashtag, tra cui #blackouttuesday e #blacklivesmatter. Un’altra forma di protesta è quella della raccolta di firme digitali su Change.org che, grazie a George Floyd, raggiunge un numero mai visto prima. Grazie a queste forme di protesta in tutto il mondo la gente ha allargato i suoi orizzonti e, tutt* oggi pensano a rinnegare e manifestare il loro dissenso verso il razzismo anche nel distanziamento sociale. La visibilità mediatica che il movimento sta avendo sui social porta ancora una volta alla luce cosa è e come funziona nelle vite di tutti il privilegio razziale. I movimenti dagli USA a tutto il mondo oggi si impegnano per chiedere una risposta concreta alla politica, attraverso leggi specifiche, fondi per il welfare e riforme dei corpi di polizia, per destrutturare alla base la violenza razzista sistematica.

In Italia le diseguaglianze compongono un quadro che restituisce un’immagine del tessuto sociale solcato dalle discriminazioni e dallo sfruttamento del potere su fasce subalterne e più ricattabili. 

Si pensi all’impossibilità di ottenere la cittadinanza Italiana per ius soli ma solo per ius sanguini: non basta essere nati sul suolo Italiano per esserne considerati cittadini a tutti gli effetti. Una questione escludente e discriminatoria che comporta la vita in clandestinità di tante persone e la marginalizzazione di migliaia di bambini e bambine. L’Italia è il paese dei ghetti bracciantili, soprattutto nel meridione, laddove la lavorazione della terra richiede forza-lavoro che è sfruttata e a basso costo e vive in baraccopoli privi di sistemi di tutela delle condizioni sanitarie, dei braccianti e dei lavoratori e delle loro famiglie. Qui si estrinseca il fenomeno del caporalato di cui le mafie si nutrono continuamente. 

La violenza xenofoba e il razzismo, retaggi di un paese che ha vissuto le vessazioni fasciste e partecipato direttamente al colonialismo in Africa, si estrinsecano nei due decreti sicurezza emanati e approvati dal governo giallo-verde sotto spinta della Lega che prevedevano, oltre che ad una disciplina in materia di immigrazione anti accoglienza, anche un maggior potere di repressione agli agenti delle forze dell’ordine, incrementando l’utilizzo del taser: uno strumento di offesa apparentemente innocuo ma che viene usato sempre in situazioni in cui non c’è evidenza di un crimine che coinvolge persone fragili e profilate come pericolose, arrivando ad ucciderle.

Il populismo costituito prevalentemente da forze spostate radicalmente a destra, come la Lega, ha impostato quella retorica contro il diverso seguita dall’esaltazione della Nazione e di valori come la famiglia tradizionale, ponendo un discriminante con le persone lgbt, degli stranieri che rubano il lavoro, trovando un capro espiatorio a cattivi interventi politici che hanno aumentato precariato e povertà, in una guerra sociale fra ultimi e penultimi.

È necessario, infine, che la comunità accademica, in quanto composta da studenti, docenti, ricercatori, e personale dell’università, condanni fermamente ogni atto di repressione mosso da un sentimento razzista, a partire dagli episodi che si stanno consumando negli Stati Uniti, a seguito della morte di George Floyd. La lotta al privilegio razziale passa dall’insegnare cosa è stato il colonialismo da parte dei Paesi occidentali, inclusa l’Italia, e troppo spesso i saperi sono stati strumento di sopraffazione piuttosto che di liberazione in opposizione agli interessi politici ed economici su cui il razzismo si basa. I tragici episodi di violenza che stanno attraversando tutti gli Stati Uniti devono essere un forte momento di riflessione per la società, a partire dai luoghi del sapere e della cultura quali i nostri atenei e le nostre scuole, su quanto siamo ancora distanti dall’eliminare le contraddizioni di una società in cui la brutalità possa prendere il sopravvento sulla giustizia e in cui il dissenso venga represso con la violenza.


8.784 commenti